mercoledì 19 marzo 2008

venerdì 7 marzo 2008


LA SINISTRA - L’ARCOBALENO

L’Italia moderna nata dalla Costituzione repubblicana, democratica e antifascista, ha
bisogno di una sinistra politica rinnovata. Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell’ambiente, della biodiversità e dei diritti degli animali; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali e maschilisti.

La Sinistra l’Arcobaleno che vogliamo è del lavoro e dell’ambiente. La globalizzazione liberista si è retta sulla svalorizzazione del lavoro umano e delle risorse naturali: ma un altro mondo è possibile, dove è rispettata la dignità del lavoro; con un’economia ecologica e non dissipativa. Per questo è necessaria la difesa e il rinnovamento dello Stato sociale e un nuovo inventario dei beni comuni dell’umanità: acqua, cibo, salute e conoscenza.

La Sinistra l’Arcobaleno che vogliamo è della pace.
Lo spirito della guerra minaccia l’umanità, cresce la spesa per gli armamenti: ora è il momento di fermarli.

La Sinistra l’Arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive, che possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile.

La Sinistra l’Arcobaleno che vogliamo guarda ad una nuova stagione della democrazia
italiana
, autorevole e legittimata, con una nuova capacità di rappresentanza politica e partecipazione democratica, contro i corporativismi, i privilegi, l’ineguaglianza; contro la diffusa illegalità; che abbia al centro una nuova questione morale.

La Sinistra l’Arcobaleno che vogliamo è dell’accesso al sapere per tutti e tutte come presupposto di trasformazione e democrazia.

martedì 12 febbraio 2008

C’è troppa voglia di grande coalizione


«Sento aria di gentlemen agreement verso la destra, vedo esponenti del Pd come Chiamparino che teorizzano esplicitamente accordi di governo con Berlusconi. Non voglio demonizzarlo, ma tra questo e chiudere gli occhi su una destra populista, affarista e clericale ce ne passa. E l’ipotesi che Berlusconi torni per la terza volta a palazzo Chigi non è una bagattella...».

Fabio Mussi, ministro dell’Università e leader di Sinistra democratica è molto allarmato per la decisione del Pd di correre da solo, ribadita ieri mattina nel vertice con la Sinistra. «Non ci siamo tirati addosso i bicchierini del caffè, è stato un incontro signorile. Ma ci sono state ripetute le ragioni della corsa solitaria. Mi limito a ricordare che il Pd era nato per stabilizzare la coalizione, lo dicevano loro...»

Lei non condivide l’idea che se vi foste ripresentati tutti insieme sarebbe stata una sconfitta sicura?«E infatti nessuno pensava di ripresentare una carovana di 10 partiti: si poteva ragionare su un quadro nuovo, con due forze come Pd e Sinistra arcobaleno a fare da perno della coalizione. Archiviare il centrosinistra tout court è un azzardo».

Crede davvero che il Pd punti alla Grande coalizione?«Mi chiedo se, al di là di queste elezioni, si intenda lasciare aperta la porta per un nuovo centrosinistra o se invece si punti a soluzioni centriste o di Grande Coalizione. Le mie non sono supposizioni malevole, viene detto da dirigenti del Pd».

Non crede che Chiamparino si ponga il problema di dare riposte pragmatiche a problemi di una società dinamica come il Nord?«Ma il pragmatismo senza ideali non porta da nessuna parte. Capisco che dopo un lunghissimo periodo di equilibrio tra i due blocchi ci sia la tentazione di provare a far cooperare i due eserciti più consistenti. Ricordo però le difficoltà della Germania, la Spd che sta cercando di sganciarsi e di ricollocarsi più a sinistra. E poi Berlusconi non è Angela Merkel...».

Eppure l’Unione ha fallito la prova del governo, almeno in termini di coesione...«È giusto riconoscere che si è andata consumando una stagione politica, che le elezioni del 2006 sono state più pareggiate che vinte e che, pur sottolineando i risultati positivi del governo su risanamento e lotta all’evasione fiscale, le aspettative della nostre gente sono andate in gran parte deluse. Ma dare la colpa ai partiti minori è solo un modo per lavarsi l’anima».

La vostra sarà una campagna contro Berlusconi ma anche contro il Pd?«Vogliamo contrastare una nuova ondata di destra, ma anche frenare una aspirazione neocentrista nel centrosinistra. Per questo c’è bisogno di una sinistra politica, che affronti i problemi per quello che sono, senza lasciarsi incantare dalla spirale vecchio-nuovo, o da una presunta modernità. Ci viene presentata come novità, per esempio, l’idea che i bassi salari e la precarietà siano inevitabili, come la pioggia. Una sciocchezza. In realtà tutto questo è determinato dai rapporti di forza, dall’”avidità del neocapitalismo”, che è un’espressione di Alan Greenspan. Per questo è necessaria una critica dell’esistente. Ci vuole una sinistra che lo dica, e dirlo non è estremismo. La competizione con il Pd sarà su questo».

Non teme di rischiare di apparire come i vecchi comunisti davanti alla novità Veltroni?«Questi sono contenuti modernissimi. Se parlo alla gente di destra, sinistra e centro in termini politologici non si appassiona. Ma se parlo di precarietà, ambiente, coppie di fatto, e della questione morale che oggi è diventata esplosiva, allora tutto è più chiaro. Capisco la suggestione della “modernità”, ma poi, quando come diceva Marx si “sale” nel concreto, sono certo che le ragioni della Sinistra troveranno molto ascolto».

Eppure la nascita della Sinistra arcobaleno è piena di problemi...«Dobbiamo fare in poche settimane quello che altri, compreso il Pd, hanno fatto in anni. Siamo usciti dai Ds dieci mesi fa e siamo pronti a fare una lista unica, che non sarà un cartello elettorale ma il primo passo per un soggetto unitario. A me pare un successo e la nascita di Sd ha favorito questo sbocco».

Si dice che nel suo movimento ci sia malumore per il rischio di annessione da parte di Bertinotti...«So che il processo unitario doveva partire dal basso, ma i tempi ci sono stati imposti dalla situazione. Bertinotti è un uomo di prestigio, non è nuovo ma è uno dei più convinti sostenitori della necessità di mettere in moto un processo nuovo a sinistra».

Non crede che un candidato che annuncia che dopo il voto si farà da parte sia poco appetibile?«Il ruolo di traghettatore verso la nascita di un nuovo soggetto è decisivo, senza i fiumi non si attraversano...».

Ci sarà il ticket con la Francescato?«Vedremo la prossima settimana. Tutta la squadra andrà definita bene».

E i socialisti?«Finora non hanno aderito al nostro invito, chiederò un incontro per verificare se ci sono le condizioni per un’alleanza. Ma la legge elettorale non aiuta».

Ci sono tra le vostre file nostalgie del Pd? Crucianelli vi lascia per Veltroni..
«Crucianelli vuole entrare nel Guinness dei primati per il numero di partiti cui ha aderito. Auguri. Ma non vedo pentimenti in giro».

Non crede che Veltroni tocchi un punto vero quando dice che la gente vuole una politica più semplice?«È così, ma da parte nostra c’è altrettanto spirito innovativo e di semplificazione. Le novità sono due: il Pd e la Sinistra l’arcobaleno. Tra noi non ci sarà guerra ma sfida per il futuro».

Non dà a Veltroni nessuna possibilità di vittoria?«Da solo, mi pare molto difficile».

giovedì 29 novembre 2007

Claudio Fava miglior parlamentare dell'anno


Il deputato europeo dell’anno è l’italiano Claudio Fava di Sinistra Democratica.
Il premio gli è stato conferito ieri sera dal settimanale di informazione europea “European Voice”, del gruppo britannico “The Economist”, che ha consegnato numerosi premi ai personaggi europei che si sono distinti per aver condotto le attività più significative. Il deputato italiano, membro del Partito socialista europeo e alla guida della commissione di inchiesta delle carceri della Cia, si è distinto per “aver ottenuto l’appoggio trasversale nell’emiciclo al rapporto sulle presunte attività illecite della Cia in Europa”.

giovedì 4 ottobre 2007

Claudio Fava



Parlare bene di un politico
di Marco Travaglio




L'avevamo promesso: potendo, avremmo cercato di parlare bene di qualche politico che se lo meriti. Non sarà una cosa molto frequente, per i motivi ben noti. Ma vorrei subito cogliere un'occasione, non sapendo quando me ne ricapiterà un'altra.

*Claudio Fava,* europarlamentare di Sinistra Democratica, ma soprattutto persona perbene, competente, coerente e - non guasta - pure giovane, é stato candidato come europarlamentare dell'anno da una giuria internazionale per la sua inchiesta sulle "extraordinary renditions" (cioè sui sequestri illegali di presunti terroristi, tipo Abu Omar) e sulle carceri segrete della Cia. La scelta spetta a tutti noi: non si decide nei palazzi, ma si vota on line, in tutta Europa, collegandosi al sito
http://www.ev50.com/noflash/.

*Io lo voto subito*, non solo perché Claudio è l'unico italiano selezionato, ma anche per premiare la sua tenacia e il suo impegno, la sua serietà e la sua passione civile: qualità piuttosto desuete in Italia, ma non ancora in Europa.

*Claudio*, figlio del giornalista Pippo assassinato dalla mafia catanese e giornalista anche lui, s'è occupato a Bruxelles del rapimento di Abu Omar da parte di uomini della Cia, del Sismi e del Ros dei carabinieri.
Ma, diversamente dal governo Berlusconi e dal governo Prodi, non se n'è occupato per coprire e insabbiare tutto col segreto di Stato sabotando il processo istruito dalla Procura di Milano e già in corso in Tribunale, bensì - come direbbe il Tg1 di Gianni Raiotta, se si occupasse di queste cose - "per fare piena luce". E l'ha fatta con tale efficacia da riuscire ad aggregare intorno al suo lavoro deputati europei di ogni schieramento, compreso quello conservatore (che, diversamente da quello italiano, è roba seria).

*Intanto il cosiddetto ministro* della Giustizia Mastella tace da oltre un anno sulla richiesta dei giudici di Milano per l'estradizione e la ricerca dei trenta spioni americani che sequestrarono Abu Omar e mentre il governo italiano ricorre addirittura alla Consulta contro i giudici che vogliono processare gli autori del crimine (col dissenso di soli tre ministri: Di Pietro, Ferrero e Mussi), abbiamo l'occasione di premiare un raro politico italiano che fa il suo dovere e non tradisce il mandato degli elettori.